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che, lasciato l’albergo dov’era disceso, s’accasò in un bell’appartamento in quella strada principale, che in quasi tutte le città d’Italia si chiama il Corso.

E passava le sue giornate per un quarto, ne’ suoi studi sociali e giuridici, e per gli altri tre quarti nel far l’uomo galante e la bella vita.

Egli aveva una di quelle tempre energiche e potenti in cui la violenza dell’istinto amoroso è una fisica necessità.

Di statura alta, con due spalle da Ercole Farnese, con due occhi che foravano il bronzo, rivelava da tutta la persona una formidabile virtù erotica. Contuttociù il suo aspetto era tutt’altro che quello d’un toreador o d’un costalero. Si capiva lontano un miglio che un suo antenato aveva dovuto tagliar la testa di sette mori uno in fila all’altro, come aiutante di campo del maresciallo Cid.

Un giorno, quattro o cinque mesi dopo il suo arrivo, che aveva invitati a far colazione in casa sua tre giovani signori, coi quali doveva il giorno dopo far una partita di caccia nelle montagne — giacchè don Gonzalo tra le altre cose amava assai anche la caccia e trovava il tempo di far tutto, - si venne sul discorso di un certo arresto fatto la stessa notte, e che aveva prodotto in città uno scandalo inaudito.