Pagina:Emma Ivon - quattro milioni, Sommaruga, Roma, 1883.djvu/106

100 ivon


che le dicevano delle mezze laidezze, di cui ella rideva sgangheratamente. In un angolo della sala, una delle due ballerine, in piedi, parlava sotto voce con Vallieri, che l’aveva incantonata là a sentir le sue ragioni e pareva non la volesse lasciar libera tanto presto. La sua compagna, lasciata sola, rodeva i chiavistelli per l’invidia, mentre la mamma rugumava il pranzo e quasi già si appisolava.

Un servo entrò ad annunciare che il caffè era servito in salone.

Tutti allora si levarono e passarono nel salone.

— Dunque, raccontami un poco la tua vita laggiù. - disse il conte Dario a Stambecchi, pigliandolo per un braccio - che poi io ti racconterò la mia.

Stambecchi cominciò a infilzar panzane e a piantar carote tanto fatte, per far credere a suo nipote ch’egli laggiù stava benone.

Ma l’altro lo ascoltava distratto. Si capiva ch’egli aveva in mente qualchecosa che gli dava fastidio; non era più quello d’una volta. Si vedeva che gl’importava poco o nulla di saper i fatti di suo zio.

Questi se n’accorse subito, e diede al suo racconto un buon taglio.

— Ora a te - disse poi.