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mondo. Pensate che io fui molto disgraziata. E questo libro, che è un vero romanzo, ma che vi parrà lo sfogo di un’anima in pena, vi darà forse la misura di misteriose e inenarrabili angosce, che m’hanno fatto patire.

Ora io vi prego, lettori, mettetevi ne’ miei panni, nei panni cioè di una donna, di una artista, di una madre, contro della quale ha inveito la giustizia degli uomini, e immaginate che questa donna, questa artista, questa madre si senta innocente e sotto il peso di una strana calunnia. Lo potete voi comprendere, il suo strazio? Immaginate voi l’agonia continua della sua anima offesa, cercante intorno uno spiraglio di luce? Vi fate voi un’idea della sua smania di giungere a scoprir le fila della trama avversa e le ragioni probabili della calunnia che la ha rovinata? Siete voi capaci di fantasticare con lei le mille ipotesi ch’ella sarà andata svolgendo nella sua mente, per ispiegare la causa della sua disgrazia?

Ed eccovi spiegata la ragione di questo mio romanzo. I letterati di professione det-