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18 | Eminescu |
e, nella nuvola di profumi,
due anime di fiori
lo sposo della notte distacca,
e, col fantastico suo susurro,
le respira, finché muoiono.
Quando dall’auree stelle
la notte scende lieve lieve,
quanti cuori sorridenti,
ma quanti in sospiri
lascia lieve lieve!
Che farci? cosi è per noi il destino:
padrigno troppo spesso,
ad uno concede il mondo,
all’altro dà battesimo
di rugiada di lagrime.
XIII.
ANGELO CUSTODE.
Quando l’anima mia la notte vegliava in estasi,
vedevo come in sogno l’angelo mio custode,
cinto d’una tunica fatta d’ombra e di luce,
che su di me stendeva l’ali con un sorriso;
ma, come tu m’apparisti d’un pallido color vestita
o vergine materiata di disio e di mistero,
vinto dell’occhio tuo quell’angelo fuggì.
Sei tu un demone, fanciulla, che con un raggio
delle tue ciglia lunghe, degli occhi tuoi grandi
facesti pien di paura quell’angelo fuggire,
lui custode mio santo, amico mio fedel?
O forse.... Deh chiudi le tue lunghe ciglia,
ch’io possa ravvisare le tue pallide fattezze
poi che tu.... tu sei lui!