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Introduzione | xliii |
e a un tratto eccolo che vede dei Voivodi con ricchi abiti di broccato d’oro guarniti di zibellino, seduti sui loro troni antichi di puro stile bizantino, vede vecchi bojardi raccolti a consiglio e una gran folla di popolo che entra nel cortile della reggia. Le linee rosse interrompono le loro danze e una voce misteriosa domanda al giovane:
— In qual’epoca desideri trovarti?
— Sotto il regno di Alessandro il Buono, — risponde il povero Dionisio.
Ed ecco che, da un momento all’altro, Dionisio si vede trasformato in un monaco Dan, steso beatamente su d’un mucchio di fieno falciato di fresco, mentre il sole tramonta.
— .... Va bene, — disse Vasile Pogor — ma spieghiamoci chiaro. Tutte queste belle cose Dionisio le vede, naturalmente, in sogno!
— Sì e no — rispose Eminescu. — Si tratta di una teoria filosofica che non è alla portata di chiunque! — Gli otto, che eran divenuti trentacinque, cominciarono a ridere con ostentata indulgenza.
La novella prendeva, ad ogni pagina che Eminescu voltava, un andamento sempre più strano. Iacob Negruzzi che di solito, malgrado il suo sorriso ironico, approvava le teorie di Eminescu, cominciò a tossir forte e a far cogli occhi e colle mani segni disperati che non ci capiva un’acca, e, curvandosi all’orecchio dello Xenopol1 che gli sedeva accanto, disse:
— Come me la sbroglierò coi lettori delle Convorbiri? Quando leggeranno questa novella, mi rimanderanno tutti indietro la rivista! —
Ma Eminescu, sereno, olimpicamente sereno, continuava la lettura come se non fosse fatto suo.
- ↑ Il celebre storico rumeno, autore di studi molto interessanti sulla teoria della storia, membro dell’Istituto di Francia, morto da poco, carico d’anni e di meritati onori.