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xlii Introduzione


I trenta erano divenuti di nuovo otto ed anche gli otto eran per ceder le armi; lo stesso Nicu Gane, presidente del gruppetto bellicoso, s’era rasserenato ed il volpone1 che era rimasto schiacciato dalla filosofia di Eminescu, incominciava a tossire, facendo colla sedia movimenti impercettibili per accostarsi al lettore. Mirmilik2 dimenticava persino di tirarsi i baffi.

Ma che! Non era che un momento di tregua. Era deciso che quella sera gli otto dovessero avere buon giuoco.

Eminescu riprese a leggere. Il povero Dionisio, entrando nella sua povera stanza, prende in mano un libro di astrologia, e comincia a meditare, guardando i segni cabalistici delle costellazioni: “Chi sa che in questo libro non si trovi il segno che ha il potere di trasportarci in un mondo ideale conforme in tutto ai nostri desiderii, ecc. ecc.”.

— Ahi! — fece sottovoce Nicu Gane, — eccoci di nuovo in piena metafisica! —

Per fortuna Eminescu cominciò a leggere che, dirimpetto alla casa del povero Dionisio, c’era una villa signorile e che dalla finestra aperta s’udiva il suono d’un pianoforte, una voce melodiosa e argentina che cantava e s’intravvedeva persino la figura di una bella signorina.

Incominciate a sperare? Disingannatevi! Come la bella signorina dispare dalla finestra, il povero Dionisio si sprofonda di nuovo nella contemplazione delle rosse linee cabalistiche, queste cominciano a muoversi ed a girare con velocità vertiginosa, la mente del povero Dionisio è attratta in quel movimento, una mano invisibile lo trascina nel vortice di quella danza



  1. Soprannome di Miron Pompiliu.
  2. Altro soprannome di un professore di matematica chiamato Melik.