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xxxvi | Introduzione |
tempo le due Società si fusero, per opera del patriota bucovinese Alecu Hurmuzachi, in una nuova Società, che, probabilmente per un ricordo della Giovine Italia (o della Giovine Europa) del Mazzini, si chiamò la Giovine Rumania. Gli studenti che vi appartenevano si riunivano quasi sempre in un restaurant. Si passava il tempo fra amici, si parlava rumeno, si recitavan poesie di classici rumeni, e, soprattutto, si facevano interminabili discussioni ortografiche sulle novità introdotte (contro l’esagerato latinismo dei «transilvani» e l’«italianismo» di Eliade e di Asachi) dalla Junimea e dalle Convorbiri Literare, e che Eminescu, membro della prima e collaboratore delle seconde, sosteneva naturalmente a spada tratta. Ma in genere a queste riunioni Eminescu prendeva parte di rado. Domandato perchè non venisse più spesso, rispondeva: — Peccato per il tempo che vi si perde! Mi ci annoio. I membri non producono nulla d’originale. Fan la scimmia agli studenti tedeschi, senza riflettere che le loro abitudini hanno la loro ragione di essere in una tradizione storica secolare, ma non si confanno con gli usi rumeni e perciò non potranno mai attecchire fra noi. — Parole importantissime che mostrano già in germe in Eminescu studente quella tendenza sanamente conservatrice, tradizionalista e nazionalista che si affermerà più tardi nei meravigliosi articoli che scrisse all’epoca della sua maturità e pubblicò nel giornale conservatore Il Tempo.
Senza dunque cessar di far parte ufficialmente della Giovine Rumania, fondò con pochi intimi un gruppetto a parte, in cui ognuno di essi occupava una delle antiche cariche rumene di corte attorno a un Voivoda, Pamfil Dan, che prese il nome di Dan-Voda. Le lettere patenti o diplomi voivodali erano scritte nella più antica lingua rumena e finivan tutte colla formula di rito: «E se avvenisse che tu non rendessi onore ai Nostri ordini o non li eseguissi e ti ridessi di loro; sii tu allora maledetto e bandito dalla Nostra Corte e scomunicato da