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154 Note


nei mahallà solitarii di Bucarest rimasti com’erano ai tempi del poeta, con le loro casette basse, adorne di geranii o di giacinti, secondo la stagione, ned’interstizio delle due vetrate; mentre qualche vecchio bragagiu (venditore bulgaro di braga: specie di birra leggiera e dolciastra fatta di semi di miglio fermentati) vi offre, soieime nel turbante che gli avvolge la testa e nella larga fusciacca rossa da cui esce il manico del jatagan, la sua bevanda refrigerante e i pezzetti rosei o giallastri del rahat, coperti da un lieve strato di polvere di zucchero.

LXI.- Venezia.

Questo sonetto non è originale e del resto Eminescu stesso lo dà come una traduzione. Nel mss. 2272 (c. 193) dell’Accademia Rumena troviamo scritto: după, G. Ceni e cioè: tradotto da G. Cerri. Dalle ricerche di I. Gramada (Mihail Eminescu in Mitteilungen des rumänischen Instituts zu Wien. Heidelberg, 1914) risulta infatti che un Gaetano Cerri, probabilmente italiano d’origine, pubblicava a Vienna nel 1864 un volumetto di versi intitolato: Aus einsamer Stube (Dichtungen von Caietan Cerri, Wien, 1864. Verlag von Karl Schönerwerk), in cui, a p. 62, si legge il seguente sonetto:

Venedig.


So oft ich sch’in düstrer Mondeshelle,
Wie, folgend einem innrer dunklen Zwange,
Das Meer sich schmiegt in nie gestilltem Drange
Wild an Venedigs bleiche Marmorschwelle.

Ist’s mir als wäre diese dunkle Welle
Ein düst’rer Knabe, der, verstört und bange
Auf der Geübten bleicher Todtenwange
Getäuscht von Neuem sucht des Lebens Quelle

Und tönt dann durch die öde Kirchhofsstille
Vom Markusturm die zwölfe Stunde, schaurig,
Wie das Gestöhne einer Schmerzsibylle:

So ist’s, als wenn aus einem dumpfen Grabe
Das Wort ertönte, wehmatsvoll und traurig:
«Lass ab! die Todten stehn nicht auf, o Knabe!»

Sull’influsso esercitato dal Cerri su Eminescu cfr. Gramada, op. cit., pp. 257-258: «Dopo aver scorso due o tre volumi di poesie «del Cerri ed aver paragonato le poesie di lui con quelle di Eminescu,