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106 Eminescu


e il cielo incominciò a rotare
      nel luogo dove l’Astro era morto.

Dall’etere fiamme sanguigne
      cadono sul mondo,
115e dai flutti del Caos un superbo
      bellissimo giovan vien fuori.

Sui riccioli neri del capo
      la corona sembra che arda;
ed egli s’avanza ondeggiando
      120immerso in un fuoco solare.

Dal nero sudario si staccano
      marmoree le braccia divine,
ed egli avanza triste e pensoso
      d’amore nel pallido viso.

125Solo gli occhi grandi, meravigliosi
      risplendon profondi, chimerici,
come due sofferenze senza fondo
      immersi nelle tenebre.

Dalla mia sfera discesi a fatica
      130per ascoltarti ancora una volta
poi che mio padre è il Sole
      e madre mia la Notte.

Oh vieni, mio tesoro ineffabile,
      e lascia il tuo mondo;
130io son l’Astro del cielo
      e tu sarai mia sposa.

Oh vieni ch’io sulla tua chioma bionda
      posi corone di stelle,
perchè ne’ cieli miei tu rifulga
      140più bella assai di loro!

— Oh sei bello come solo in sogno
      un angelo si mostra,
ma per la strada che m’hai dischiusa
      non potrò mai seguirti!