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Poesie 93


155e come la tormenta, in faccia colpendo e alle spalle,
par che il cielo precipiti sul campo di battaglia....

Mircea in persona conduce in lotta la tempesta paurosa,
che avanza, avanza, avanza e tutto sotto i piedi calpesta.

Ondeggiando avanzano i cavalieri come un alto muro di lance,
160e tra le schiere infedeli passano aprendosi larga strada,

sgominate si disperdono le schiere del nemico
e dietro esse, inseguendole, le gloriose bandiere della Patria

l’une seguono all’altre come diluvio distruggitore.
Un’ora dopo, quasi pula spinta dal vento,

165i pagani nel Danubio precipita quella grandine d’acciaio,
e dietro lor maestosa si spiega l’oste rumena.


Mentre le schiere si riordinano e il sole tramonta
desideroso d’incoronar le alte vette della patria

con un nimbo di vittoria, un vivo immobile fulgore
170orla le nere montagne verso occidente,

finché dai secoli sprizzan le stelle a una a una
e dalle nebbie dei boschi, tremolando esce la luna.

La Signora dei mari e della notte versa pace e sonno
sui mortali, ma, presso la tenda, uno dei figli del glorioso Voda

175sorride a un suo ricordo, una lettera sui ginocchi scrivendo
da mandare all’amor suo, laggiù, oltre l’Argeş:

           Dalla valle di Rovine
           con te parliamo, Signora,
           non a voce, ma per lettera,
           180poi che sei tanto lontana.
           Ti pregheremmo, ti pregherei
           di mandarmi per qualcuno
           quanto c’è di più bello nella Tua valle:
           il bosco coi prati,
           185gli occhi colle sopracciglia,