riassumendoli in due righe che finiscan col tuo nome
in una nota stitica, appiè d’un’arida pagina.
115Puoi creare un mondo intero, poi ridurlo in frantumi,
su ogni cosa si depone una zolla di terra,
e la mano, che lo scettro sognò un di dell’universo,
ed i pensieri, che tutto l’orbe abbracciarono e dominarono,
fra quattro assi troveranno sicuro ricovero e amico.
120Verran forse dietro la tua bara in funereo corteo,
splendido come un’ironia, con lo sguardo indifferente,
gli amici, i colleghi, le conoscenze, e.... i nemici,
e fra tutti sorgerà a parlare un vanitosetto
non a rendere onore a te, ma per metter sè in evidenza
125coll’aiuto del tuo nome: ecco quello che ti attende.
E.... vedrai! I posteri saranno anche più giusti:
non potendo elevarsi fino a te, credi tu che vorranno ammirarti?
Applaudiranno certo alla biografia ingegnosa,
che cercherà dimostrare che non sei stato un gran che,
130che sei stato come loro, e ciascuno ne sarà lusingato
di saper che non fosti niente più di loro,
e tutti le nari scimunite gonfieran nelle dotte adunanze,
quando di te sarà parola. Ci sarà l’intesa tacita
di lodarti a parole con una smorfia d’ironia,
ma, quando sarai caduto nelle mani d’un qualunque arfasatto,
135 ti emenderanno, e diranno ch’è male
qualunque cosa essi non avranno capita,
e, per giunta alla derrata, cercheran col fuscellino
per trovar quante più macchie sarà possibile nella tua vita,
140e malignità e scandali pettegoli. Ecco quanto ti avvicina
a costoro. Non la luce che avrai versata sul mondo,
ma i difetti e le colpe, la stanchezza e la debolezza,
tutte insomma le miserie che sono in fatal modo
inerenti a un povero pugno di terra,