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82 | Eminescu |
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85Cominciando dai più bassi nella scala degli umani,
e salendo dove in cima stan le teste coronate,
li vediam tutti dall’enigma di lor vita tormentati
nè sappiam quali fra loro sono i più disgraziati....
Un sol uomo è in tutti, come una cosa sola è in tutte;
90al disopra d’ogni cosa si eleva chi può farlo,
mentre gli altri stan nell’ombra, col cuor pieno d’umiltà,
e si perdon nel mistero come spuma passeggierà;
che importa al Destin cieco ciò ch’ei pensano o desiderano?
Egli passa come il vento sulle stirpi degli umani!
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95Lo felicitin gli scrittori, sia noto a tutto il mondo
qual vantaggio viene al vecchio Maestro da tutto ciò?
L’immortalità! mi direte, e, certo, tutta la vita
come l’edera all’olmo, egli a un’idea ha avvinta.
Quando morrò - dice tra sè - il mio nome di bocca, in bocca
100si tramanderanno i secoli e lo porteranno lontano,
in ogni tempo, in ogni luogo; nel cantuccio d’un cervello
troveranno col mio nome un ricovero i miei scritti!
Misero! ricordi forse tutto quanto hai veduto al mondo?
quanto è avvenuto ai giorni tuoi? quanto tu stesso hai detto?
105Quasi nulla! Qua e là qualche brandello d’immagine,
un’orma di pensiero, uno straccio di carta.
E se la stessa tua vita non la ricordi appuntino
si stilleran gli altri il cervello per sapere quale è stata?
Forse un pedante dagli occhiali verdognoli, fra un secolo,
110seduto fra i suoi tomi marci, marcio egli stesso,
l’atticismo della tua lingua vorrà pesar sulla bilancia,
e de’ tuoi libri la polvere soffierà via dagli occhiali,