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80 Eminescu


Uno scruta nello specchio come inanellarsi il crine,
l’altro scruta il vero eterno nel tempo e nello spazio.

25Dalle pagine ingiallite toglie un altro fatti obliati
e nomi e date scolpisce sul rabój,

mentre il vicino dà legge al mondo calcolando dal suo banco
quanto oro il mare trasporta sulle sue navi nere.

Ecco là il vecchio Maestro, colla sua giacca consumata ai gomiti,
30che, sprofondato in un calcolo senza fine, somma e somma,

e, tremante di freddo, s’abbottona la vecchia zimarra sul petto,
nasconde il collo nel bavero e colla bambagia si tura gli orecchi.

Raggrinzito com’è, curvo e miserabile,
l’universo smisurato sta nel cenno del suo mignolo,

35poi che sotto la sua fronte il passato col futuro si fonde,
e la profonda notte dell’eternità ei la traduce in formule.

Come, nei tempi andati, Atlante reggeva il cielo sugli omeri,
cosi egli fa poggiare il mondo e l’eternità su di un numero.

Mentre la luna risplende sulle costole dei tomi,
40migliaia di secoli indietro lo rapisce il pensiero,

lo rapisce ai principi del mondo, prima dell' essere e del non essere,
quando ogni cosa era priva di vita e volontà,

quando nulla era ignoto, benché tutto fosse ignoto,
quando, inteso da sè stesso riposava il non-inteso.

45Fu voragine? abisso? immensa distesa d’acque?
Mondo conosciuto non ci fu, nè mente che lo conoscesse;

poi ch’era tutto una tenebra come un mare senza luna
e non potè vedersi, nè esistè occhio che lo vedesse;

l’ombra delle cose non fatte non aveva cominciato a diradarsi
50e, paga di sè stessa, dominava la pace eterna!

Di botto un punto si muove.... primo e solo! Eccolo
che del Caos si fa madre e lui diventa il padre,

e quel punto in movimento, assai men consistente d’un atomo di spuma,
è padrone assoluto, oltre i confini del mondo.