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Augusti, la quale lasciava ai posteri il dubbio, di qual dei due fosse maggior la gloria. Ma Carlo Felice che farà? Religion decide. Ei pensa, che il voler del Cielo esigeva da lui cotal sacrifizio, la sua Pietà l’eccitava ad ubbidire: la Beneficenza a non resistere all’occasione di poterla meglio esercitare: la Giustizia lo reclamava altamente all’uopo che presentava il tempo. Dunque? Bisognava dir sì: e pronunciando Egli quel felicissimo sì, che tanto fe’ spiccar la sua pietà, soggiungeva: Sia benedetta la divina volontà! mostrando all’istesso tempo con quella religiosa resistenza un’eroica prova di giustizia, la cui spada non gli tremava in mano. Perciocchè frutto della sua intelligenza era la fermezza, cui nel brieve corso di due lustri teneva sempre inalterabile con una condotta uniforme. Egli in fatti qual novello Neemia de’ suoi Stati considerava il retto consultando prima i passi che stimava opportuno di fare: dal che seguì quell’operar franco, quel prevedere accorto, quel provveder risoluto, quel mieter palme senz’armi, quel trionfar senza sangue, in una parola quella mirabile sicurezza del suo governo regolata da un prudente timore cui portava il bisogno, e dai saggi consigli presi a tempo. Con tai mezzi