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conquistato un Impero, la cui oppressione e miseria spremevan le lagrime dei buoni. Altramente dirassi dai più tardi nipoti del secolo di Carlo Felice I. Egli non visse in mezzo a noi, che per diffondere a larga mano i tesori della sua beneficenza. E chi prestò asilo ai poveri mendici, de’ quali parte per la somma inedia periva lungo le vie di Cagliari, parte alla violenza d’un morbo pestifero cedeva tra le più dure angoscie? Ahi! spettacolo tristissimo per un cuor benefico che sentiva in sè stesso l’acerbo patimento della languente umanità, ed avrebbe richiamato, se possibil era, a sfogar su di sè la terribile vendetta del Dio sdegnato, purchè salva restasse quella porzion diletta de’ suoi sudditi! Ei non consentì mai di separarsi da mezzo a quella Città, comecchè imminente il fatal pericolo per l’augusta Persona, finchè il Ciel pietoso non trattenne gli effetti dello sdegno cui le colpe comuni destavano. Oh beneficenza sorprendente! carità ammirabile! Che se un semplice cittadino si fosse in tal modo predistinto, bastava per doverlo scrivere nel libro degli annali della patria: e un Principe reale, già prossimo allora ad impugnar lo scettro, non dovrà Egli sì caro tenersi, che l’adorato nome di lui alcun