certamente più per l’altrui, che pel proprio servizio, che se ne fa quasi un argomento di lode. Ma eccovi un quadro ancor più ameno, e sono quelle vecchie innamorate, que’ cadaveri semivivi, che sembrano ritornati dall’Erebo, e che puzzano di carogna, le quali sentonsi ardere ancora il cuore. Lascive come una cagna in amore non respirano che una sozza sensualità, e vi dicono sfrontatamente, che senza voluttà la vita è un nulla. Queste vecchie capre vanno ancora in amore, e quando trovano qualche Faone, sogliono vincere con generosi doni la sua ripugnanza. Allora più che mai si studiano di pingersi il volto, mai non si scostano dallo specchio, si strappano la canuta barba, fanno pompa di due flosce e grinzose mammelle, cantano con una voce fioca e vacillante per risvegliare la languida concupiscenza, bevono a gara, si frammischiano alle danze delle fanciulle, scrivono lettere amorose; ed ecco i mezzi che queste volpacce impiegano per mantenere in lena i prezzolati loro campioni. Intanto tutto il mondo esclama ridendo: Oh le vecchie pazze! Oh le vecchie pazze! Ma se il mondo ha ragione, elleno si ridono di lui, ed immerse nei piaceri, approfittano di quella felicità, che ad esse procuro. Vorrei che questi censori indiscreti mi sapessero dire, se ella è cosa più stolta vivere nel contento e nella gioia, oppure disperarsi senza ritegno, ed appendersi ad un capestro? Ma essi mi risponderanno, che una vera infamia è la vita di questi vecchi e di queste vecchie; io non lo niego, ma che importa ai miei pazzi? O sono essi del tutto insensibili al disonore, o pure se lo sentono, ne soffocano facilmente i rimorsi. I miei buoni e fedeli sudditi hanno la loro filosofia particolare, la quale fa ad essi benissimo distinguere i mali immaginari,