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elogio dal peso della macchina organica, che a grande stento può scoprire e gustare le verità. Per questa ragione Platone ha definita la filosofia: La meditazione della morte; imperocchè tanto la filosofia, quanto la morte distaccano l’animo nostro dalle cose visibili e corporali. Perciò fino a tanto che l’anima impiega gli organi del corpo secondo la naturale economia, suol chiamarsi savia e sana; ma quando essa, rompendo i suoi legami, procura di fuggire dal suo carcere, e di mettersi in libertà, allora dicesi trovarsi in uno stato di pazzia. Se questo disordine nasce da malattia, o da alterazione degli organi, allora da tutti suolchiamarsi furore. Noi per altro vediamo alcuni di questi felicissimi pazzi che predicono l’avvenire, che possiedono delle lingue e delle scienze senza averle mai apprese, e che mostrano di avere in sè stessi qualche cosa di divino. D’onde può mai nascere un tal prodigio? Parmi senza dubbio che ciò provenga dall’anima, la quale fattasi un poco più libera dalla servitù del corpo, comincia a spiegare la sua forza naturale. Credo pure che provenga da questa causa anche quella facoltà che mostrano i moribondi di dire cose prodigiose come fossero inspirati1. Se l’amore e lo zelo della pietà producono quest’alienazione dei sensi, non sembra, è vero, lo stesso genere di pazzia; ma però talmente vi si avvicina, che d’ordinario gli si dà lo stesso nome. Infatti chi non tratterebbe da pazzi, anzi da pazzi in sommo grado, quegli omicciuoli che menano una vita del tutto diversa da quella degli altri mortali? Qui viene be-

  1. Socrate trovandosi vicino a morte disse ai giudici, che aveano pronunziata la sua sentenza: Bramo d’essere per voi un buon indovino, perchè trovandomi vicino a morire sono in quel caso in cui gli uomini sogliono profetizzare.