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lone. Gli ecclesiastici costumano di farla press’a poco come i principi secolari; imperocchè, siccome questi abbondonano le redini del governo in mano ai loro primi ministri, i quali avendo sotto i loro ordini una quantità di subalterni, confidano ad essi l’amministrazione dello Stato; così i ministri del santuario sogliono per modestia scaricare sul popolo il peso della divozione e della pietà; e il popolo dal canto suo lo rimette a quelli che chiama Persone religiose; quasichè egli non avesse alcun commercio colla Chiesa, nè fatto alcun voto nel battesimo. Inoltre i preti, come se iniziati si fossero al mondo e non a Cristo, si chiamano Secolari e lasciano ai Regolari il pesante incarico della pietà; i Regolari la credono specialmente devoluta ai Monaci, i Monaci rilasciati se ne scaricano sopra i Riformati; tutti poi concordemente pretendono che la divozione appartenga ai Mendicanti, i quali finalmente rimandano il pallone ai Certosini, nel ritiro de’ quali può dirsi effettivamente che si trovi sepolta la pietà, tanto si studiano di vivere celati a tutto il mondo. Simile a questa è pure la condotta dei Generali della milizia clericale. I papi, sempre attivi ed instancabili nel raccoglier denaro, scaricano sopra i vescovi tutto ciò che sente d’incomodo nell’apostolato; i vescovi poi sui parrochi, i parrochi sui loro vicarj, i vicarj sui frati mendicanti, e i mendicanti rimandano le pecore ai pastori spirituali, che sanno benissimo tosarle e trar profitto dalla loro lana.

Ma dove m’ha trasportato il fervore del discorso? Il mio assunto non è già d’investigare e di satirizzare la vita de’ prelati e de’ preti, ma bensì di tessere il mio elogio: nè siavi chi creda, che lodando io i principi cattivi, voglia censurare i buoni. Io pertanto vi ho data un’idea superficiale d’ogni condizione solo