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della pazzia | 125 |
tura umana, in qual guisa questa beata e divina zucca avrebbe predicato, avrebbe fatto miracoli, sarebbe stata crocifissa? Com’avrebbe consecrato san Pietro, se avesse detto messa mentre il corpo di Gesù Cristo pendeva ancora sulla croce? Sarebbesi potuto dire allora che il Salvatore era un vero uomo? Sarà egli permesso di bere e di mangiare dopo la risurrezione? Un tal dubbio sta molto a cuore ai nostri reverendi, e moltissimo piacerebbe ad essi l’affermativa di una tal quistione.
Ma non consiste solo in questo il teologico magazzino; v’ha ancora innumerabili altre arguzie, non meno frivole e sottili delle sovraccennate: tali sono per esempio, gl’istanti della generazione divina, le nozioni, le relazioni, le formalità, le quiddità, l’ecceità e tant’altre chimere di simil natura. Sfido chicchessia se è buono a scoprirle, se già non abbia una vista così penetrante, da poter distinguere a traverso dense nubi oggetti non esistenti. Aggiugniamo a tutto questo la loro morale strana e contradditoria, in confronto della quale sono nulla i paradossi degli stoici: si sostiene, per un esempio, che il racconciare una scarpa d’un povero in giorno di domenica è un peccato maggiore, che strangolare mille persone. Che si dovrebbe piuttosto lasciar cadere il mondo nel suo nulla, che profferire la più piccola bugia ec. Inoltre contribuiscono a vieppiù sottilizzare queste sottigliezze tutti quei diversi sotterfugj degli scolastici; cosicchè sarebbe men difficile uscire da un labirinto, che sbarazzarsi dagl’inviluppi de’ Reali, de’ Nominali, de’ Tomisti, degli Albertisti, degli Occanisti, degli Scotisti: ahimè! già mi manca il respiro, e pure non ho nominate che le principali sette della scuola, tralasciandone moltissime altre.