provano questi pedanti, allorchè andando di porta in porta a leggere i loro freddissimi ed insulsi versicoli, trovano puro qualche ammiratore. Già già credonsi nuovi Virgilj, e non so anche se si figurino che l’anima di Marone sia passata nel loro cervello. Oh quanto è bello il vederli rendersi tra loro lodi per lodi, ammirazione per ammirazione, grattamento per grattamento! Se per caso poi un uomo dell’arte ha sbagliato qualche costrutto e che un altro più penetrante di lui se ne sia accorto, oh Dio! che scene, che dispute, che ingiurie, che invettive! A proposito di grammatica voglio raccontarvi un bellissimo fattarello: la storia è vera, e m’abbia, se io mento, tutti i grammatici contro. Guardate che orribile protesta! Conosco un uomo sessagenario, il quale sa per eccellenza il greco, il latino, le matematiche, la filosofia, la medicina. Ora sareste mai capaci d’indovinare in che cosa questo dotto universale s’occupi da vent’anni in qua? Avendo lasciati da parte tutti gli altri studj, non si applica che alla grammatica, mettendo il suo cervello ad una continua tortura. Egli non ama la vita che per avere il tempo di sciogliere qualche difficoltà di quest’arie importante, e morrebbe contento, quando avesse ritrovato un metodo sicuro di ben distinguere le otto parti dell’orazione: cosa che, secondo lui, non hanno ancora potuto perfettamente conseguire nè i Greci, nè i Latini. Voi vedete bene che l’oggetto è di somma importanza pel genere umano. Di fatto che miseria non è quella d’esser sempre in pericolo di prendere una congiunzione per un avverbio? Un tal equivoco meriterebbe una guerra sanguinosa. Voglio ora farvi osservare che vi sono più grammatiche che grammatici: il solo Aldo, uno de’ miei favoriti in questo genere, ne ha pubblicale cinque; e il mio conoscente