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genti, ben gli faranno rilevare quali catastrofe si preparano al suo Imperio se più indugia ad occupare violentemente una terra, a dispetto delle leggi umane e divine, e dell’Europa che da tutte parti esclama che la indipendenza d’Italia debb’essere un fatto compiuto1. Infatti interrogate i popoli, p. e. della civile Inghilterra, e unanimi vi esterneranno la simpatia che nutrono a pro’ dell’Italia: il Parlamento, la Camera de’ Comuni e la Regina stessa, pari in virtù all’Imperatrice Eugenia, hanno le medesime tendenze; e quando la forza brutale non vorrà dileguarsi al lume della ragione, l’Inghilterra al pari della Francia sarà pronta ad imbrandire le armi. Riunite tutte le simpatie di coteste civili Nazioni, cosa ne sarà dell’Imperio Austriaco non fa d’uopo di essere profeti, ne grandi calcolatori per prevederlo.

Da ciò argomentate gentili Lombarde, che le nostre speranze sono a piè dritto fondate, e che i disegni di Paolo I; di Enrico IV e di Giulio II della celebre famiglia della Rovere, saranno per intiero compiuti: d’onde le Città, le Nazioni si abbracceranno siccome sorelle, il bisogno della gradazione civile sarà anche più sentito, e questa in più solide basi fondata.


  1. L’Imperatore d’Austria, se volesse rendersi, se pure è in tempo, ben tetragono nel suo imperio, dovrebbe sgombrare affatto dall’Italia, e dare la Costituzione a’ suoi Sudditi: così farebbe la causa di se, di sua dinastia e dalla civiltà; in caso opposto un Re galantuomo di Germania, già forte per i suoi principii, più che per la vastità del suo Regno, addiverrà potentissimo Re di Alemagna, e l’Impero attuale d’Austria crollerà.