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nazioni circondarie, supposto che lo Stato del quale si tratta non volesse accordarglielo, sarebbe un trasporto più lungo, più difficile e dispendioso, e per conseguenza molto più tardo che non il trasporto dallo Stato che si dirama fra queste nazioni bisognose. Dunque in primo luogo (dicono i partigiani della limitazione), supposta la libera ed assoluta promiscua contrattazione, tutti i commerci si farebbero con questo Stato abbondante e fornito, e nissun commercio vi sarebbe cogli Stati più lontani; onde, nel caso di mancanza, non vi sarebbe compenso per il mezzo del grano trasportato dalle lontane nazioni. In secondo luogo, quando si supponga ancora questo commercio e per conseguenza il compenso alla mancanza, la compensazione arriverebbe troppo tardi; il grano non si raccoglie che una volta l’anno, e la distanza da una riproduzione all’altra è considerabile; dunque nel caso nostro non vi sarebbe proporzione tra la celerità con cui potrebbe distribuirsi in giro il grano dello Stato, colla tardanza del trasporto del grano di più remote nazioni che potrebbe supplire alla mancanza. In pratica dunque questo preteso supplemento non vi sarebbe; la libera uscita del grano non sarebbe in concorrenza coll’entrata; tutto il corso degli affari e delle mire si rivolgerebbe alla vendita vantaggiosa d’una tale derrata, frattanto che l’uscita facile e momentanea di quella non ritornerebbe in utile e in accrescimento della coltura, perchè in questo caso si suppone che la terra ne dia quanto ne può dare o prossimamente, il che ne’ politici ragionamenti è lo stesso. La spesa del trasporto non è quella in tal caso che alzerebbe il prezzo del grano, per cui tornerebbe a conto ai nazionali di venderlo dentro de’ proprj confini, ma la ricerca e la necessità delle vicine nazioni; mentre un tale alzamento sarebbe, è vero, tutto in vantaggio de’ venditori, ma non potrebbe perciò impedire che il pane che basta a nutrire solamente un milione di persone, per esempio, non fosse costretto a dividersi fra due milioni col disagio di tutti e coll’eccessivo incarimento della derrata medesima; dai quali effetti nasce nel popolo la carestia, o per dir meglio l’opinione di quella fonte principale delle sedizioni e di tutti i disordini che ne vengono in conseguenza, sia per l’inquie-