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40. Prima di tutto, bisogna distinguere que’ paesi che scarseggiano della derrata d’alimento, da quelli che ne abbondano. Fenomeni in tutto differenti accadono in così opposta situazione. In un paese dove il territorio non produce che poco pane e non sufficiente alla popolazione attuale, ivi senza dubbio v’è condotto da altre parti. Se manca per invincibile difetto del terreno, allora niente altro resta a fare, che o acquistar paesi che ne abbondino, o coll’industria e coll’economia cambiare i proprj lavori coll’alimento; ma quando questo difetto del terreno non sia invincibile, ma prodotto da mancanza di braccia e dall’essere la terra occupata a coltura per allora più vantaggiosa (il che per incidenza riflettasi non esser sempre assolutamente così, ma spesso solo relativamente), allora la coltura del grano deve essere incoraggita, ed il migliore incoraggimento d’una coltura non può essere che il libero spaccio del prodotto. Certamente in questo caso non si deve temere che l’uscita del grano dello Stato produca la carestia, perchè in un paese che scarseggi, essendo già avviate le introduzioni del grano, e a questo scopo dirigendosi una gran parte de’ commerci e delle fatiche delle nazioni per il corso degli affari tutti, il grano è già diretto in maniera, che quanto ne manca al di dentro, tanto ne venga al di fuori. La libertà del commercio fa che se ne accresca la coltura; il prezzo piuttosto alto, a cui un commercio passivo di grano rende soggetto il valore di questa derrata, ne rende utile la coltura a chi l’intraprende sotto gli auspicj della libertà e in vista della potente attrattiva del guadagno. L’accrescimento lento, ma successivo del prodotto interiore, entra in paragone ed in concorrenza con quello che viene dal di fuori, già avviato ed assuefatto a divenir cambio dell’industria interna; non fa dunque che diminuire il prezzo del grano estero, e rendere dunque più vantaggioso il prodotto interno a chi lo coltiva, e meno utile il commercio esterno a chi lo fa.

41. Ciò che deve principalmente calcolarsi nel commercio reciproco del grano fra le nazioni è la spesa del trasporto, la quale spesa bisogna vedere se sia pagata dal compratore o dal venditore. Quello che è certo in ogni caso si è,