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276 | elementi di economia pubblica. |
cilità del commercio, nè il riattamento delle strade, nè l’utilissimo mantenimento de’ trasporti per acqua: ma di questa materia la più interessante e la più esposta ai queruli pregiudizj ne parleremo nel trattato delle finanze.
Cap. II. — della piccola e grande coltura delle terre.
15. Abbiamo già veduto nella Prima Parte, Cap. I, come non sia precisamente la maggiore quantità assoluta e totale di prodotto quella che contribuisce alla prosperità di uno Stato, ma la maggior quantità di prodotto utile, vale a dire disponibile. Se una quantità di questo prodotto è consunta immediatamente dai producitori, non vi sarà che l’avanzo il quale abbia un valor venale, che paghi i salarj dei manifattori, che esca dallo Stato, che paghi i tributi, in somma che dia moto a tutta la macchina degl’interessi economici d’una nazione. Se, per esempio, sopra un milione di misure siano consunte in ispese immediate di produzione 500 mila di queste, non saranno disponibili che 500 mila misure di prodotti in vantaggio dello Stato. Ma se per lo contrario, mutando la coltura di direzione e di metodo, il prodotto non fosse che di 800 mila misure, e che solo 200 mila fossero le consumate immediatamente da’ produttori, l’avanzo sarebbe di 600 mila misure, cioè una maggiore quantità di prodotto disponibile nel caso di un minor prodotto reale, che nel caso d’un maggiore. Ciò dunque che deve formare l’oggetto principale dell’uomo di Stato e del grande economo-politico, non è tanto l’aumento del prodotto totale, quanto l’aumento del prodotto disponibile; non il raccolto assoluto, ma l’avanzo di detto raccolto, dedotte le spese.
16. Se dunque chi considera in astratto la perfezione dell’agricoltura trovasse il lavoro dei campi a braccia più produttivo del lavoro delle bestie, un tale risultato dovrà essere verificato dall’economo-politico, il quale esaminerà quanto maggiori spese esiga il mantenimento d’uomini lavoratori invece del mantenimento e profitto delle bestie lavoratrici. Se chiunque potesse essere sedotto dall’apparente abbondanza d’una terra, che successivamente ammetta in