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elementi di economia pubblica. | 267 |
per cui le terre vanno a poco a poco ritornare incolte, e per cui gli uomini si allontanano dispettosamente dall’avvilito aratro per gettarsi nelle più sedentarie e lucrose occupazioni delle città. Dunque gli ostacoli, che andremo ancora piuttosto accennando che minutamente annoverando, sono quasi tutti effetti necessarj e conseguenze più o meno immediate dell’avvilimento della sola e vera ricchezza delle nazioni.
6. Primo ostacolo: diminuisce i progressi della agricoltura l’imperfezione degli stromenti villerecci, quali sono quelli che più facilmente suggeriscono alla mente de’ rozzi coltivatori, non quelli che sarebbero più utili; l’abitudine li conserva con ostinata affezione, e l’inerzia dell’uomo non gli permette di scorrere verso il nuovo, difficile ed insueto, se non è balzato dagli urti dell’imperiosa necessità. Quindi i contadini riterranno eternamente le antiche foggie de’ loro aratri, le pesanti ed anguste forme de’ loro carri, e tutto il resto del rustico loro corredo, se non vengono loro suggerite e messe sotto gli occhi migliori e più comode forme d’istromenti da lavoro. Egli è su questi rispettabili monumenti dell’opulenza degli Stati, che dovrebbe meditare e tentare il sagace meccanico, il quale sappia quanto sia difficile per una parte il riunire la semplicità ed il risparmio de’ mezzi alla prontezza ed estensione delle di lei operazioni, e per l’altra quanto i vantaggi di tali ritrovati si estendano per tutta la durata de’ secoli e delle nazioni.
7. Secondo ostacolo è la poca cura che si ha della classe più laboriosa e più utile alla società, sia per la natura de’ cibi, dell’alloggio, del vestito, come per il frequente abbandono de’ soccorsi più necessarj nelle loro malattie. Un pane ruvido e nero, l’acqua sovente torbida e limacciosa, poco vino acido ed immaturo, alimenti rancidi e nauseosi formano il nutrimento dell’instancabile agricoltore. Lacere e vestite di lordi cenci, nelle angustissime case si costipano le numerose famiglie, o fra l’alito denso e corrotto degli animali si riparano dal freddo. Questo è il destino de’ nostri fratelli; a ciò li condanna una ferrea necessità per nutrire le sdegnose e frivole nostre voglie.
Ma perchè vado io rivolgendomi intorno a queste mise-