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20. Riflettasi in secondo luogo, che quanto si è da noi diffusamente spiegato intorno alle cause aumentanti la prosperità delle arti e dell’agricotura, ed alle cause che vi si oppongono, dovrà considerarsi come causa acceleratrice o ritardatrice della circolazione, onde non si deve qui ripeter noiosamente.

21. Riflettasi in terzo luogo, che la circolazione del danaro si aumenta e si rende sempre più facile come la circolazione di tutte le altre derrate, massime nelle grandi distanze. A misura che la moneta è più voluminosa, più difficilmente o meno comodamente divisibile o adattabile a tutti i generi di contrattazione, il suo trasporto costa tempo o fatica, ed acquista un valore che entra a diminuzione per così dire della di lei forza rappresentativa. Dove il trasporto fosse nullo, ivi tutto il resto delle cose essendo eguale, la circolazione sarebbe massima. Da questa varietà alcune importanti luminose conseguenze si dedurranno ben presto: doveasi soltanto qui accennare.

22. Ma ciò che la circolazione in generale più d’ogni altra cosa conduce al massimo punto di velocità, è la concorrenza nella massima sua estensione cioè a dire la concorrenza di tutte le cose valutabili con tutte rispettivamente: abbiamo già veduto che sia concorrenza in tutto il decorso di queste lezioni; giova solo qui avvertire dover questa essere generale; ed è appunto questa universale concorrenza che aumenta il moto e l’azione, senza la quale tutto giacerebbe nel silenzio vuoto ed immutabile della morte. Questa è che, rendendo ogni cosa prontamente correspettiva rappresentatrice d’ogni altra, anima l’industria e la speranza di ogni membro della società. Questa concorrenza debb’essere massima tra le azioni scambievolmente operatrici, non tra le azioni che a nissun risultato finiscono, nè di cui rimanga vestigia ed effetto. Di quelle se ne deve, per quanto è possibile, aumentare il numero all’indefinito; ma di queste debb’essere il limite la rigorosa necessità, e in queste debb’essere impiegato il superfluo che non può in quelle esser adoperato: massima importante non meno per la pubblica che per la privata economia, e la quale forse ancora