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si hanno, a pari popolazione. Ma lo zecchino si sottodivide in tante monete ultime di rame che unite insieme lo rappresentano, e l’ultima e minima moneta di rame rappresenta il minimo valore di una cosa contrattabile. Quando dunque nelle monete di rame non è stata artificiale la divisione, ella si è fatta secondo il bisogno, cioè si è divisa la misura di universal paragone, finchè la quantità assoluta di danaro corrispondesse ai bisogni contemporanei, ossia all’attuale consumazione, e fin dove la rapidità della circolazione in questa supposizione non potesse supplire. Dunque, in questa supposizione, il valor numerario tanto maggiore di una stessa moneta indicherà altrettanto minor forza, minori azioni e minor circolazione, e così viceversa. Si potrebbero perciò stabilire alcune tavole, nelle quali colla popolazione e col numero delle cose da una moneta variamente in varie nazioni rappresentate, si verrebbe a conoscere la rispettiva forza delle nazioni. Ma basta avere accennata una tale importantissima speculazione per chi ama di meditar profondamente in questo oggetto, il tempo non permettendo di più oltre sviluppare una tale teoria.

Ma per ritornare onde eravamo partiti, quando crescerà la massa circolante crescerà infallibilmente la consumazione attuale. Supponendo l’abbondanza relativa eguale e crescendo l’attual consumazione, crescerà infallibilmente la massa circolante. Troppo lungo sarebbe, a chi molte altre cose deve dire, il fermarsi più oltre su tutte le considerazioni che per altro meriterebbe questa verità. Riflettasi soltanto primieramente, che la circolazione tien luogo effettivo per le cose che non sono d’attuale consumazione. Siavi uno che abbia trenta mila monete, e due che abbiano ciascuno quindici mila capi di merci; le trenta mila monete varranno le trenta mila cose. Ma uno che non fosse possessore che di quindici mila capi di merci, tosto che avesse ricevute in prezzo delle sue quindici mila cose vendute le quindici mila monete, potrebbe con queste ricomprare dall’altro gli altri quindici mila pezzi di roba; ed ecco come quindici mila monete, passando per due mani successivamente, sono stato equivalenti alle trenta mila monete. Dunque la quantità del danaro circolante, mol-