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nete di rame. Ma quando l’alterazione è conosciuta, e al di là del valore immaginario o non proporzionatamente distribuita, allora l’editto cade in obblivione, non essendo possibile il cangiare i necessarj rapporti delle cose, nè potendosi eseguire se non nei pagamenti che si fanno dai sudditi alle casse pubbliche e da queste a’ sudditi; nel qual caso secondo la natura dell’alterazione diventano o un tributo maggiore de’ sudditi, o per lo contrario una perdita delle casse pubbliche e dell’erario del sovrano. Ma non è possibile di eseguire l’editto universalmente in tutta la continua moltiplicità de’ contratti tra sudditi e sudditi, perchè sarebbe troppo fatale il portare la rigida perquisizione, acciocchè fosse eseguita esattamente la legge in ogni luogo, in ogni tempo e contro tutti.

xvi. Il valore numerario si è alzato comunemente in Europa in tutte le monete, perchè si sono alterati i titoli delle monete medesime. L’oro come il più prezioso e stimato, come quello che con più gelosa cura si riguarda e si serba, è stato meno alterato; ma l’argento ha sofferto maggiore mescolanza, e perchè più suscettibile, è stato più mascherato di lega e d’impuro metallo; quindi si sono date più monete d’argento per oro di quello che si davano, oltre anche la relativa abbondanza dello stesso argento accresciuta. Così essendosi nella moneta erosa e di rame trovato un valore immaginario, si è dato più di questa per l’argento o per l’oro che di prima non si dava. Una nazione che non facesse commercio esterno di sorta alcuna, potrebbe senza inconveniente soffrire il valore immaginario delle monete; perchè allora ricevendo queste la loro autenticità dal conio pubblicamente venerato, e divenendo un segno riconosciuto di un diritto acquistato sopra le cose equivalenti, il ricever meno metallo si ricompenserebbe con darne meno: ma facendosi commercio esterno, dove non si dà altro credito che al reale metallo, non al conio, perde quella nazione che ha valore immaginario nelle sue monete, come abbiamo di già dimostrato. Quindi la differenza tra il valore detto abusivo e il reale (cioè, che tale sarebbe, se ciò che vi è d’immaginario nella moneta fosse in sostanza), detto di grida, crescerà sempre, fin-