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402 | elementi di economia pubblica. |
il valore delle sue monete per il vero che ella le dà, e quando compra dandole per quel maggiore che sono stimate, guadagna egualmente in ambedue i casi.
viii. Da qui apparisce che la sortita delle monete nazionali, ben lontana di essere dannosa come superficialmente si crede, è anzi utilissima ed è indizio di vera prosperità, quando le monete siano regolate secondo le vere proporzioni correnti, e non secondo le leggi arbitrarie di ingiusta preferenza. Nel caso che la nazione non compri più, o almeno compri egualmente di quello che vende, è segno che altre nazioni stimano queste monete nazionali più del dovere; perciò, comprando da quelle, dà realmente minor intrinseco di quel che non darebbe; e vendendo non le riceve che per il vero e suo minor valore; onde riceve di più di quel che riceverebbe; poichè quantunque non pagata colle monete nazionali, ma con altre monete, queste si paragonano coll’accresciuto valore della moneta nazionale.
ix. Il valor numerario delle monete, che una volta indicava quanto intrinseco di rame si dava per l’oro e per l’argento, ossia il prezzo di ambedue questi metalli, ora indica meno la quantità del metallo, che la divisione delle monete nobili in tante porzioni o tanti gradi di stima rappresentati dalla moneta di rame; che perciò racchiude in sè, parte un valore reale, e parte un valore immaginario datole dal conio e dall’impronto, e sottratto dal peso e dal metallo.
x. Intanto poi questo valore immaginario che avvilisce oltre la viltà del metallo la moneta istessa, non spoglia le nazioni dell’oro e dell’argento, 1° perchè questa alterazione e questa differenza tra il valor intrinseco e il valor numerario delle monete di rame è comune, e quindi è compensata reciprocamente, benchè in parte non egualmente presso tutte le nazioni; 2° perchè le contrattazioni grosse, le quali, malgrado le disposizioni e le leggi contrarie che possono favorire l’abuso seguono sempre mai la vincente realità delle cose, si fanno con le monete d’oro e d’argento, e secondo il valore di metallo come metallo, più che di moneta come moneta; 3° finalmente, perchè costando notabilmente il voluminoso trasporto di questa pesante moneta di poco valore,