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elementi di economia pubblica. | 235 |
più vestiti, che servono a più agricoltori. Il travaglio di pochi giorni de’ primi equivale al travaglio di molti mesi de’ secondi; il lavoro di più fra questi rappresenta il lavoro d’un solo fra quelli. Nasce in secondo luogo, dalla maggiore o minor durata delle cose medesime lavorate. I prodotti della terra sono utili a misura che sono consumati; i prodotti delle arti lo sono a misura che sono durevoli. Supponiamo per un momento, ciò che non è possibile d’accadere, la troppa moltiplicità di quei lavori, cioè che vi fossero tanti sartori, tanti falegnami, quanti agricoltori; allora la moltiplicità sarebbe dannosa a quelli che ricercano il loro vantaggio; allora, moltiplicando all’eccesso la quantità della merce, ve ne sarebbe oltre la ricerca, ed i travagliatori dovrebbero quindi sospendere il lavoro sino allo smaltimento considerabile di tali merci: in un anno non travaglierebbero che pochi mesi, il restante sarebbero oziosi; allora il travaglio di pochi mesi in un anno arriverebbe a corrispondere al travaglio d’un anno intiero d’un agricoltore.
Ma il lavoro degli uomini è sempre il meno gratuito che sia possibile; ciascuno travaglia in proporzion dell’utile che ne spera, e perciò dello smercio che prevede possano avere i proprj lavori. Diremo in conseguenza, che le arti si mettono da sè medesime al necessario equilibrio, se le cattive leggi e le viziose operazioni politiche non le sbilanciano. Le operazioni economiche si riducono a non permettere e moltissime a non fare: quali siano si vedrà in appresso.
Ultima conseguenza di quanto si è detto, sarà che se l’agricoltore, sia nazionale, sia forastiere, non travaglia al di sopra del necessario al proprio alimento, egli toglie altrettanti alimenti a tutti gli altri quanto minor travaglio egli fa; toglie perciò altrettanti lavori dalle arti, annichila una parte della riproduzione, dunque una parte della vera ricchezza, dunque una parte della nazione medesima.
Cap. III. — della popolazione.
29. Riservando tutte le conseguenze e principj, che si possono dedurre dai superiori ragionamenti, alle successive