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elementi di economia pubblica. 377

inabili a far ciò che ha fatto il conciatore delle pelli, questi potrebbe dar la legge a tutti gli altri, ed esigere sempre di più per le sue pelli finite, finchè egli prevedesse che gli altri non cesserebbero di offerire: ma se altri possono fare o hanno già fatto questo lavoro, questi daranno il meno che potranno, quello dimanderà il più che gli sarà possibile, ma il limite intorno a cui si fermeranno sarà valutando il tempo che ha dovuto impiegare il padrone delle pelli per la sua fattura; colla quale valutazione costui si contenterà di ricevere, e quelli di dare in frumento l’accresciuto valore delle pelli. Supponiamo, che ad acconciare ciascuna di queste pelli egli abbia durato il tempo necessario a consumare per proprio alimento una misura di frumento, o che facendo altra fattura avrebbe potuto procacciarsela; li chieditori delle pelli saranno pronti a valutare ciascuna di queste pelli preparate una misura più delle tre di frumento, prezzo di ciascuna delle quattro prime ancor greggie; il lavoratore poi delle pelli, sapendo esser questo il termine o limite a cui gli altri lavoratori possono darle, per timore di perdere il suo guadagno, o per dir meglio il valore della sua fatica, le cederà a questo prezzo. Dunque le pelli concie varranno ciascheduna quattro misure di frumento, e in questa supposizione due misure di vino, mentre le greggie non varranno ciascuna che tre di frumento e una e mezza di vino. Dunque il valore di una cosa lavorata crescerà in proporzione del tempo necessario a lavorarla: e se più persone sono nel medesimo tempo impiegate a questo lavoro, crescerà ancora in proporzione del numero delle persone che s’impiegano al detto travaglio. E per riunire le dette proporzioni in una, basta dire che la misura di questo valore di tempo e di persone sarà l’alimento che in detto tempo da tutte queste persone si consuma, come abbiamo spiegato nella Prima Parte. E in fatti, egli è naturale che ognuno stimi il suo travaglio per la sua durata, e che questa durata si valuti dalle cose che frattanto dai travagliatori si consumano. Tale è il linguaggio tenuto dagli artefici e bottegaj; e può ognuno colla propria esperienza aver conosciuto, che essi con formole di tale natura si scusano con chi si lamenta