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gno particolare, che aveva ciascuno indotto ad operare tale cosa piuttosto che tal’altra: onde chi mancava di una cosa che trovavasi sovrabbondare ad un altro, dava di quella che si trovava avere di superfluo, essendogli quella dall’altro similmente richiesta; e quindi visto per esperienza essere più facile il fare sempre la stessa cosa che il farne diverse, s’indusse ciascuno degli uomini a cercare di moltiplicare la quantità di una sola produzione per averne in seguito un soverchio del bisogno, il quale poi potessero cambiare con altre cose che loro bisognassero da altri fatte e moltiplicate colle medesime viste. In questa maniera nacque il commercio ed uno stato distinto e formante epoca nel genere umano, quale è quello dei popoli commercianti, da cui solo noi dobbiamo riconoscere il raffinamento, la coltura e la perfezione presente della specie umana. E come prima nissuna cosa era stimata, se non a misura che ella era utile a soddisfare le esigenze e i comodi della vita, dal che ne venne l’idea e la parola di valore, cioè avere forza, abitudine, abilità ad adempire ad un fine; così in questo ultimo stato, le cose cominciaronsi a stimare secondo che divenivano atte a procacciarne delle altre. Onde il valore assoluto divenne in seguito relativo e venale, e significò la podestà che aveva ciascuna cosa di essere cambiata con tutte le altre; e la quantità, che di ciascuna cosa si doveva dare per un’altra, determinò e si chiamò il prezzo di questa. Dunque prima oggetto di questa Parte sarà la teoria del valore e del prezzo delle cose. Ora avvenne, che per alcune cagioni universali ed indispensabili, alcune merci per la frequenza, generalità e facilità ad essere contrattate, divennero la misura comune e il modello di paragone, al quale si rapportavano e si misuravano i valori di tutte le altre cose. Questa misura comune fu chiamata moneta; quindi secondo oggetto sarà la teoria e i regolamenti della moneta. Reso più fitto e più spedito il commercio delle varie produzioni, molti si diedero a fare ed a vendere le medesime cose, molti a comperarle; quindi la concorrenza, terzo oggetto. Frattanto queste stesse cose e soprattutto la misura comune, ossia la merce di universale paragone del valore di tutte le altre merci, andò successivamente pas-