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più da vicino e più strettamente tutti i suoi membri, risponda al pubblico colla massa di sè medesimo. Da queste viste nasce ancora l’uso universale, che dette arti non sono sparse per le città ma riunite in un luogo solo, onde si difendano e si diano reciprocamente soggezione. In queste, come ancora nelle arti dove siavi complicazione d’ingredienti e facile frode, si può ammettere l’uso che domanda esami e prove di chi vuole impiegarvisi, e tanti anni di servigio e di esercizio presso un maestro già riconosciuto ed approvato. Le cose anzidette dimostrano l’utilità e sovente la necessità di tali mezzi; ma io non veggo a qual fine tendano, se non ad avvilire e ad inceppare l’industria, simili prescrizioni e riserve in tutto il resto delle arti per le quali non militano le medesime ragioni. Chiara cosa è che un falegname, un calzolaio, un sarto o un fabbro-ferraio possono essere in solo loro danno cattivi artefici ed ignoranti, quando per altra parte sia indennizzato il particolare; nè per essi doversi esigere esami, nè da loro esibirsi i così detti campioni e capi d’opera di professione. Dobbiamo perciò conchiudere col non mai abbastanza ripetuto assioma, che la disciplina coattiva e le pene hanno per sola regola la necessità; che le leggi animatrici ed i premj sono i soli mezzi che dimanda la perfezione; e che oltre questi due moventi estremi dell’uomo, tutto il resto è meglio combinato dalla libertà e dalla concatenazione degl’interessi lasciati a loro medesimi ed ai loro naturali andamenti, per cui tendono ad equilibrarsi ed a riunirsi.




PARTE QUARTA.

DEL COMMERCIO.

Eccoci arrivati alla parte la più interessante dopo l’agricoltura, e la più estesa di tutti questi elementi, vale a dire al commercio preso in tutta la sua estensione, cioè nelle origini e conseguenze che ne derivano, e nei mezzi che lo ac-