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arti unicamente per la classe delle materie che impiegano; e come quelle sono le produzioni naturali, così le dividono in arti del regno animale, del regno vegetabile e del regno minerale; la quale divisione più fisica che economica, può servirci a tesserne un’esatta nomenclatura, ma non a metterle sotto quei punti di vista elevati e generali che la politica dimanda, e dai quali si rischiarano e si veggono uniti ed ordinati tutti i dettagli necessari. Ma da questa divisione si può imparare, quanto sia importante per una nazione il promovere lo studio delle scienze naturali, studio che premiandoci della fatica colla moltiplice varietà di sensazioni aggradevoli che ci presenta, pone in vista nello stesso tempo tutte le nostre ricchezze, onde crescerne sempre l’uso e l’impiego. Una infinità di vegetabili s’innalza solamente per servire di scarso pascolo agli animali e di esca al fuoco, quando potrebbero forse servir di base o almeno di parti costituenti arti e manifatture utilissime, come il cotone che involve le sementi del pioppo, e come molte inutili erbe delle quali si è tentato non infelicemente di far carta. Una gran quantità d’insetti fanno essi pure sulle nostre comunali piante, nei nostri boschi, sotto i soli e parchi auspizj della natura, grossi bozoli di lucida e variata seta, che sarebbe emulatrice, per l’abbondanza e facilità, di quella che abbiamo con infinite cure potuto addomesticare al nostro clima. Finalmente l’uso dei metalli, dei minerali, dei fossili può condurci a grandi scoperte sulla perfezione dei colori, sull’ammollire e rendere seguaci alla mano fabbricatrice le materie più dure e più rigide, dappoichè la chimica, coll’analisi più accurata e coi tormentatori suoi processi, tenta instancabilmente di penetrare sino alle primarie e più secrete operazioni della natura. Da ciò possiamo vedere con quanta compassione meritano d’esser riguardati coloro, che il peso degli anni mettendo in conto di sapienza, ed onorando solo del nome d’affari il movimento e l’agitazione della cupidigia dell’oro e dell’ansietà del comando e del potere, con severo sopracciglio l’ardente curiosità giovanile verso questi studj condannano coi nomi d’ozio e di occupazioni inutili di frivola e ragazzesca dappocaggine, estinguendo così quell’estro e quell’entusiasmo