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XXI


La terza al fin con lenta pompa e tetra
Portar si vide al tempio: or t’avvicina,
E leggi tu, che ’l fai, scolpito in pietra
116Lo scritto, sotto quell’antica spina.

Giovane a fama ignoto et a fortuna
Qui vien che in grembo de la terra dorma.
Sofìa non isdegnò sua bassa cuna,
120E tristezza il segnò de la sua forma.

Sincero era il suo cuore, e di pietate
(E dal ciel n’ebbe ampia mercede) ardea.
Un sospir, quanto avea, diè a povertate,
124E un amico impetrò, quanto chiedea.

Più oltre non cercar, nè d’ir scoprendo
Ti studia le sue buone, o le triste opre.
Fra la speme e ’l timor, nel sen tremendo
128Di Dio si stanno, e denso vel le cuopre.