Non conoscendo io ciò che mi facea,
Nè contro cui, rispondi, e con che fronte
Colpa mi dai d’involontario fatto?
Ma della madre mia pur tua sorella
Non diffami tu, perfido, le nozze
Me costringendo a ragionarne? Ed io
Non tacerò da che l’empia tua bocca
Tanto trascorse. Sì, madre ella m’era,
Nè il figlio, inesorabile destino!
Sapea la madre, nè la madre il figlio,
A cui diè figli infami. Ma, parlando
Tu, per proprio voler, di ciò che meglio
Fora tacer, non vedi che te stesso,
Più che me, disonori e la sorella?
Ch’io non volente a lei mi strinsi, ed ora
Pur non volente ne favello. Dunque
Nè per tai nozze, nè per quel medesmo
Parricidio, di che tu amaramente
Sempre mi pungi, io merto d’empio il nome.
Ma dì: se alcun te uccidere tentasse,