Non per guidarmi nel paterno tetto,
Ma per tenermi a forza in sul confine
Del regno; e i mali allontanar da Tebe,
Che dall’Attica gente ora paventa.
Ma ciò non otterrai: bene i disastri,
Di che temi saran: che sempre in Tebe
Il nume mio vendicator starassi.
E a’ figli miei della paterna terra
Tanto sol toccherà quanto lor basti
A potervi morire. — Or che ti pare?
Non veggo io forse de’ Tebani i fati
Meglio di te? Sì, meglio io li conosco
Chè a me di Febo e del suo padre Giove
Sono aperti gli oracoli. Tu vieni
Quì con astuto e menzognero labro;
Ma delle tue parole assai più danno
Che frutto coglierai. Va dunque, parti;
È vano il tuo pensier: lascia ch’io viva
In questa terra: ben si vive dove
Viver si elegge.