Temere, o farmi di parole oltraggio
Dovete voi; ch’io quì vecchio non venni
A tentar cosa rea: ben io so quanto
Vostra città di tutte è più possente.
Vengo a pregar costui di tornar meco
Alla terra di Cadmo; e tanto incarco
Non un ma tutti i cittadin fidaro
A me, cui per li vincoli del sangue
Più che ad altri si addice i costui danni
Lamentare. — Deh! tu misero Edipo,
M’ascolta, e alle tue case fa ritorno.
Tutto il popol di Cadmo a buon diritto
Ti richiama, e più ch’altri io che pur sento,
Se il peggior de’ mortali me non tieni,
De’ tuoi mali pietà, te quì veggendo
Squallido errante qua e là costretto
A mendicar la tua vita coll’opra
D’una fanciulla, ch’io non mai credea
Nè cotanto infelice nè in sì grande
Avversità trovar! Ella, che sempre