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ATTO I. SCENA VI. 43

Non estinguano i Numi: a me sia dato
A me solo por fine all’aspra guerra
Onde sono in furore e vibran l’asta!
Quel d’essi, che in man stringe ora lo scettro,
Più nol sostenga; e l’altro ora in esiglio,
Non rivegga più Tebe. Essi me padre
Della patria proscritto indifferenti
Videro; ed, anzi che tenermi in seggio,
E vendicarmi, mi cacciar lontano,
Empj! ei medesmi e mi gridar bandito.
Diran: che la città quel ch’io bramava
Mi concedette, non è ver; ben vero
È che in que’ primi miei giorni funesti
Che il caldo animo mio bolliva, e dolce
M’era il morire, e vittima restarmi
Sotto lanciati sassi, alcun non venne
Ad appagar mia brama. E, quando poi
Dell’alma mia le angosce e le fatiche
Eran posate, e l’ira mia, tant’oltre
Corsa, mostrommi, ch’io de’ falli miei