edipo.
Un mortale, o vegliardi di cotesta
Terra, un mortale, che non è felice.
E ciò chiaro si par, ch’io non andrei
Cogli occhi altrui la via tentando, e antico,
Qual io mi son, da tenera fanciulla
Guidato non sarei.
coro.
Oh sventurato!
Per quanto lice giudicar, tu cieco
Nascesti, e di molt’anni carco sembri.
Ma non far che su noi le tue sventure
Ricadano; fa senno ed il temuto
Non appressare erboso bosco dove
Onda mista con miele si raccoglie
In piena conca; di evitarlo cura
Misero passeggier, trapassa, vanne.
Troppo di quì ti dilungasti. Intendi
Peregrino infelice? Ancor tel dico,
Parti dal sacro loco, o te ne scosta;