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ATTO IV. SCENA V. | 131 |
edipo.
Cotesto alato
Fulmin di Giove il mio vicin predice
Tragitto nell’Averno. Alcun deh! corra
Ad avvisarlo.
coro.
Un’altra volta il tuono
Più tremendo rimbomba. Sulla fronte
Sollevansi le chiome, il core in petto
Agghiaccia. Ohimè! la folgore celeste
Arde di nuovo. Che sarà? Io tremo.
Senza grande cagion nè indarno mai
Quest’orrendo fragor si ode nel cielo.
Oh Giuno! Oh Giove!
edipo.
O care figlie è giunto
L’ultimo istante di mia vita, e scampo
Più non à.
coro.
Come lo conosci, e donde?