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e 2/3 poco piú, che in Bologna sono di quella moneta, a lire 6.4 l’una, lire 7069; onde in genovine avrò vantaggio di dette 69 lire, e però vado al mercante a barattarle in tante genovine. Ma egli me ne chiede d’aggio, per esempio, uno per cento, ed io lo pago volontieri, perché saranno dette 30 lire di Bologna, onde me ne avanzano ancora 39 di utile.

Ora, quando in un paese comincia ad esser scarsezza d’un metallo in proporzione dell’altro, subito il metallo, di cui si scarseggia, comincia a far aggio, cioè a non concedersi da’ mercanti a baratto dell’altro senza che chi lo vuole non paghi alcuna cosa piú per quell’aggio o comodo che a lui ne torna. Lo stesso accade quando una moneta piglia credito o corso e valuta maggiore, in proporzione dell’altre, in qualche paese. Per esempio, se i ducati di Venezia si valutano in modo tale a Bologna e nello Stato ecclesiastico, che vi si guadagna, dandone a que’ popoli a baratto d’altre monete, subito cominciano i ducati a Venezia a far aggio, perché, venendo asportati in altro paese, mancano a Venezia, ed i pagamenti si fanno con altre monete venute in baratto de’ ducati giá mandati, e chi vuol mandarne degli altri, o ne ha bisogno per altri usi, li cerca e li paga qualche cosa piú al mercante. Ma, sino che questo pagamento sta da mercante a mercante, ha nome di «aggio» solamente; ma, continuando a lungo, comincia poi a barattarsi ancora nelle spese minute a quel tanto di piú che il mercante ne voleva d’aggio, ed allora diventa accrescimento di monete, perché giá ella corre pubblicamente a quel prezzo. Ed ecco come l’aggio è il foriero dell’accrescimento delle monete.

Dalle cose dunque sin qui dedotte si vede manifesto che non tutte le zecche possono osservare, se non per poca quantitá, la proporzione universale dell’oro all’argento dentro alle misure che si dovrebbe, senza scapito. Imperocché le cittá che non sono mercantili, e che poco oro ed argento possono con la mercatura tirar dagli Stati altrui, non possono dar meno a batter monete su queste misure, se non per quella poca quantitá d’oro o d’argento che capita nella zecca stessa d’argenti rotti ed altro del paese, o pure con quel poco che va capitando in