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dico, che farei anch’io; e, per attendere a si lucroso traffico, non avrei scrupolo a lasciar di fabbricar calze di seta e drapperie, nelle quali tanto minore e tanto piú imbrogliato è il guadagno. Sono queste industrie ingegnose, che sono lecite e saranno sempre sinché non vengano proibite, e si eserciteranno anche dopo la proibizione sinché non siano impedite con mano forte e con proporzionate diligenze, perché sono facili i contrabbandi e portano incredibili guadagni a chi sa valersene. Ma frattanto le arti, che sono il vero nervo delle repubbliche e il loro sostentamento, languiscono, non trovandosi mercanti, che, potendo trafficar in monete, vogliano esercitare questa mercatura, per impazzire fra’ tessitori, tintori ed altre maestranze e, con la continua mutazione di mode, far fondo di capitali morti ne’ magazzini e metter il restante in partite de’ libri a debito di chi non vuole pagare, e terminare il negozio in un vergognoso fallimento. L’arti della seta o della lana e degli ori filati, che in Italia hanno fatte ricche tante cittá, tanti popoli, e fiorivano, anzi fecero fiorire Firenze, Siena, Milano, Bologna, Napoli e tante altre, oggidi, se non sono estinte affatto, sono però languenti quasi per tutto, fuorché a Venezia, ove l’occhio prudentissimo e zelante di quei savi senatori non lascia diligenza per sostenerle. E tutto è avvenuto principalmente perché, applicati la maggior parte de’ mercanti italiani piú ricchi al traffico delle monete, hanno trascurato gl’incrementi che fecero grandi i lor maggiori, e lasciatone passare in Francia, in Inghilterra, in Ollanda ed altrove, con infinito detrimento e vergogna dell’Italia, il magistero. E chi ben riguarda lo stato dell’Italia e il suo commercio, vedrá che in tutte le cittá egli è cosi altamente scemato da quanto egli era a’ tempi andati, che appena se ne trovano le vestigia, perché s’è lasciata quella sorte di traffxo, che manteneva metá del popolo con opere manuali e con utile universale, e fatto passaggio al commercio delle monete, utile solamente al mercante che lo fa ed a’ facchini che portano dalla dogana o dal porto a casa le casse d’argenti ed i barili, che, sotto nome di chiodi o d’altre simili mercanzie di metallo vile, nascondono le monete; e, fuor di questi, è dannosa a tutti