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si dice oro di 23 caratti, che delle 24 parti della sua mole ne ha seco mescolata una d’altro inferior metallo, siasi aro^ento o rame (non essendo solito mescolarsi con altri che con questi due). Cosi sará di 22 caratti quell’oro che d’ogni 24 parti ne ha due di altra mistura; e di 18 caratti quello che d’ogni 24 ne ha sei, e d’ogni quattro ne ha una d’impuro; e cosi secondo tutte le proporzioni. Anzi, per maggior sottigliezza, ogni caratto vien diviso in grani 24: onde, se una moneta o massa d’oro fosse tale, che di 24 parti del tutto vi fosse una parte e 3/^ d’impuritá, si direbbe oro di caratti 22 grani 18; e cosi secondo ogni proporzione. E quella materia, che con l’oro si mischia, si dice «lega», ed «alligare» oro con rame o con argento vuol dire mescolarne seco porzione; onde si dice «oro di bassa lega» quello che ha molta porzione d’altro metallo.

Nello stesso modo si dice dell’argento, se non quanto la sua finezza si divide in 12 parti solamente, chiamate once, e «denari»■ si dicono i ventiquattresmi d’oncia. Onde argento di 12 once si dice quello eh’ è tutto puro, e si chiama anche argento «di copella», essendo lacopella un vasetto fatto di certe ceneri, che, posto nel fuoco con argento e piombo, e tenutovi liquefatto certo tempo, il metallo succhia solo il piombo e col piombo ogn ’altra impuritá, che aveva l’argento, e lo lascia puro di 12 once, cioè d’intiera perfezione. Ma, se nell’argento sará allegato rame od altro metallo, si dice di tante once di bontá quante in una libbra ne sono d’argento fino; onde «argento di bassa lega» si dice ancora quello che ha molta lega di altro metallo, come si dice dell’oro. Ed è da notare che l’oro comunemente suole allegarsi con metá d’argento e metá rame, perché con argento schietto biancheggia troppo e con rame schietto troppo rosseggia; ma, con metá per sorte, riesce migliore e meno dissomigliante dal vero oro la composizione. Ed all’incontro l’argento solo col rame s’allega, avendo seco non so qual analogia, che fa buon composto; laddove lo stagno e il piombo lo incrudiscono e rendono facile a spezzarsi piuttosto che ricevere impronto.

In Venezia però e sua zecca si ragguaglia in altro modo la bontá delle monete, figurandosi una marca, eh’ è ott’once, cosi