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non variano fra loro che insensibilmente nel corso di molti secoli; e quelle dell’oro all’argento qualche volta in meno di un secolo si fanno sensibili, come dal 1578 in qua, che, per testimonio del Bodino e delle ordinazioni di molte zecche di quel tempo da me vedute e lette colla proporzione dell’oro all’argento come 12 ad i, è passata, dal 12 ad i, al 14^/4^ ad uno. Ma la ragione si è perché le misure de’ piedi, ecc. dipendono dalla determinazione de’ principi, che in quel paese le mantengono quanto si può le stesse; ed il valore de’ metalli dipende dalla quantitá che ne hanno tutte le nazioni in commercio, la quale, per natura e senza il volere di alcuno, varia quando a un modo e quando ad un altro.

CAPITOLO VI

Varie cagioni che ponno alterare la proporzione della valuta dell’oro a quella dell’argento.

Se l’oro e l’argento non fosse ad altri usi adoperato che a fabbricar monete e stassero queste sempre in commercio, io non vedo quasi alcuna ragione per cui dovesse alterarsi la proporzione del loro valore fuor di quella della quantitá, che ne viene dalle miniere, la quale talora si varia. Ma, perché sono eglino impiegati a tanti altri lavori, egli è forza che vada variandosi la valuta loro, non conforme la quantitá loro che dalie viscere de’ monti se ne estrae alla luce, ma secondo la quantitá che da’ lussi mondani n’avanza. Certa cosa è però che il primo impulso alla mutazion del valore lo dá l’abbondanza d’uno piú che dell’altro metallo, e che, se un anno non comparirá in Italia dalla Spagna o da altre province altro che argento e non oro, resterá piú caro l’oro, per un’oncia del quale si daranno piú once d’argento che prima non si davano; e se capitasse solo oro e non argento, con un’oncia d’oro si comprerebbe minor quantitá d’argento che prima. Ma anche il vario consumo, che si fa de’ medesimi metalli, influisce non poco a questa proporzione. Il numero de’ vasellami d’argento.