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loro de’ Stipendi, con promessa di restituire moneta buona in luogo di quella, subito che di Venezia fosse giunto soccorso, il che puntualmente fu eseguito; ed egli in tal modo salvò l’esercito, vinse i nemici, espugnò la cittá e promosse la grandezza e la gloria della patria, alla quale ritornò trionfante: onde a memoria del fatto egli e i suoi posteri aggiunsero i bisanti, o sia monete, all’antica impresa di loro nobilissima prosapia, caricandone le sbarre azzurre e d’argento, che prima portavano. Federigo secondo imperadore ne imitò poscia l’esempio, del 1241, in Lombardia, battendo monete pure di cuoio, sigillate in mezzo con un chiodetto d’argento. Ed in molti assedi piú insigni, fra’ quali in quello di Vienna, da Solimano assalita l’anno 1529, fu praticato lo stesso ripiego, sebben con monete tutte d’argento. Onde con ragione quest’autoritá del principe si può dire la vera ed unica fonna che dá l’essere alla moneta, siasi qualunque la materia che deve riceverla.

Fu sino da’ suoi principi la moneta in istima di cosa sacra al mondo; e gli erari pubblici, non meno che le zecche, custoditi o ne’ tempii piú venerati, o per lo meno ebbero per sé venerazione, avendo tutte le nazioni riserbato unicamente all’autoritá de’ loro principi o senati la facoltá di battere monete; se alcune cose n’eccettuiamo, che in luogo di moneta inferiore hanno servito, come i biizios ed i semi di cacao che sopra dicemmo, quali pure, se non l’impronto, almeno il valore al certo dalla pubblica approvazione ricevevano. Né ho trovato che in alcun luogo sia stato mai lecito, o sia tuttora a’ privati, di fabbricarsi la moneta, fuorché in Moscovia, ove narra Sigismondo baron d’ Herbesteim che fu in quei regni ambasciadore per l’ imperadore, che in quello Stato era lecito ad ogni orefice convertir in moneta l’argento che gli vien dato, facendosi pagare la sua sola fattura; abbenché ciò non possa egli fare se non con il solito impronto del re e fabbricandole col solito peso e bontá che le leggi del principe comandano: altrimenti ne paga con la vita gli errori. Ciò segui allorquando que’ popoli erano meno colti, né abitassero fra loro altre nazioni europee, alle quali è tanto difficile impedire il fabbricarne di false; perché, nello stato presente, ben