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pecore, volendo dire di tante monete coli’ impronto della pecora; come oggidí si dicono «cavallotti» certe monete lombarde colr impronto d’un cavallo, e con piú nobile uso sentiamo chiamar «luigi», «filippi», «carlini», «giuli», «paoli», «mocenighi», ecc., varie monete dal nome de’ loro principi: costume che fu pur anco de’ greci e degli asiatici, che «filippi» e «dari», dal nome di Filippo di Macedonia e di Dario re di Persia alcune monete nominarono. Ma, dopo Teseo erano bensi corsi piú secoli, quando Licurgo proibí ogni altra moneta agli spartani, fuorché di ferro ben pesante, acciò, con l’incomodo di contrattare, mancassero v disidèri e fosse posto freno al lusso. Che se di Temistocle, che fu quattrocento anni dopo Licurgo, mi narra Plutarco (’) che persuadesse gli ateniesi a condannare all’infamia Artenio Zelile co’ suoi discendenti per aver portato di Media in Grecia l’uso dell’oro: io non penso giá che ciò voglia dire che allora fosse la prima volta introdotto l’uso delle monete in Grecia, perché ripugnarebbono gli altri attestati dell’autore medesimo; ma bensi che, dopo essere stato l’oro lungo tempo prima bandito, l’avesse costui di nuovo, contro le leggi della patria, proccurato d’introdurre. Cosi, avendo Lisandro rimandato a Sparta Filippo, uomo per altro grande nella patria e benemerito, con molti sacchetti d’oro sigillati, guadagnati nell ’espedizione di Tracia, il cattivello, tócco d’avarizia, sdrusciti nel fondo i sacchetti, ne levò d’ognuno non poca parte, e ricusciti gli consegnò agli efori; che trovato in bocca di ciascuno il numero scritto, non corrispondente alla somma numerata, ne fu egli scoperto e costretto a fuggirsene. Ma dall’aversi un tanto uomo lasciato corrompere dall’oro e a si indegna azione trasportare furono cosi stomacati gli efori, che vollero rinnovare la legge antica, con che ogn’ altra moneta, fuorché di ferro, restò bandita. Ed ecco quanto della primiera introduzione delle monete in Grecia ho potuto rintracciare. Ma in Roma non incontra dubbio alcuno l’ isterica veritá che prima di Servio Tulio non furono battute monete, e che egli fu il primo a batterle coli’ impronto di una pecora; mentre alla testi (i) Plutarco, in Themistocle.