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178 cause che fanno abbondare li regni d'oro e argento

CAPITOLO I

Se la bassezza o altezza del cambio della piazza di Napoli con l’altre piazze d’Italia sia o possa essere causa dell’abbondanza o penuria di moneta nel Regno.

In tutto il suo Discorso Marco Antonio de Santis non intende provare altro se non che l’altezza del cambio della piazza di Napoli con l’altre d’Italia è la sola causa che ha fatto impoverire il Regno di denari; e di questo assegna la ragione: perché l’altezza del cambio non permette che li denari, che doveano venire in Regno per la estrazione della robba fuora Regno, vengano in contanti, ma per cambio, e quelli, che doveano uscire per cambio per le mercanzie portate da fuora nel Regno, escono di contanti, per l’utile che si ha nell’uno e nell’altro; cosí all’incontro la bassezza debba essere causa dell’abbondanza, per operare il contrario effetto per la medesima ragione. E, per prova maggiore di questo, adduce l’esperienza, che quindeci, venti, trenta anni adietro, che il cambio era basso, il Regno abbondava di denari propri e forastieri; e da quindeci anni in circa, che il cambio è alto, il Regno è diventato povero per la ragione assegnata. Questa è la prima e principale conclusione di detto suo Discorso, ed è come radice e fondamento del suo pensiero; quale destrutto, di necessitá va per terra quanto da quello depende. Bisogna dunque avertir bene che veritá contenga detta conclusione, e le ragioni e prove che per quella si portano. E senza dubbio, se, tanto per la ragione del guadagno, che move ognuno, quanto per la esperienza, detta conclusione fusse vera (cosí come asserisce tutte sue ragioni essere sensate e non aver mai possuto ritrovar contradizione, con molto che si sia faticato), non si saria ingannato nel remedio, e la provisione saria stata espediente e averia prodotto l’effetto. Ma, perché la detta conclusione non è vera, ancorché le ragioni ed esperienza fussero vere, e tanto piú sará falsa quanto la ragione ed esperienza sono false; perciò séquita che il rimedio non sia stato buono e la provisione