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non negherò giá che, se un principe o repubblica volesse far fare alcuna quantitá di monete per sua memoria o per qualche altra sua onorata intenzione, ciò potrebbe fare, ma a spese sue, ovvero che si potrebbe convenire con alcuni mercatanti che avessero ori ed argenti da monetare, con usare ad essi qualche condecente facilitazione ovvero in qualche altra maniera gratificarli e farseli benevoli, affinché li portassero nella sua zecca a farli coniare. E voglio che sappiate che, quando fossero fatti gli ordini universali per conto delle zecche, si troverebbono poi pochissimi mercatanti (eccettuati però quelli delle cittá piú prossime alle miniere) che avessero le grandi quantitá di argenti o di ori grezzi o in massa, come sarebbe a dire le cento e le ducento libbre per ciascuno; e, se di presente se ne trovano di quelli che le abbiano, il piú delle volte, a mio credere, sono di monete fuse per rifarne altre con loro guadagni; e, sebbene se ne trovassero poi alcuni che ne avessero tre o quattro ovvero dieci libbre, essi non resterebbono di farli coniare e ridurre in danari a loro spese, per poterli di poi spendere ne’ propri bisogni e negozi.

E, perché anche qualcheduno di voi potrebbe forse dubitare, dicendo che non si ha da presumere che i principi e le repubbliche siano per attendere agli ordini sopra il fatto delle monete dal signor Gasparo nostro descritti, perciocché non vogliono in alcun modo mettersi in obbligo di fare quelle cose nelle quali si trovano particolarmente liberi; a questo dubbio rispondo che, non essendo i principi e le repubbliche finora stati fatti capaci ed avvertiti, col mezzo di una loro pubblica Dieta, di quello che dovrebbono far osservare in universale sopra il maneggio delle monete, pare che per niun modo si convenga dire che ciò non vogliono fare. Ditemi, vi prego, chi potrebbe con ragione essere imputato di non voler fare una cosa, della quale egli non avesse avuto prima qualche notizia, e che anche non vi avesse fatto sopra la detta considerazione? Ben vi concedo che, se dopo una Dieta essi non si convenissero di costituire gli ordini generali sopra ciò, allora si potrebbe poi dire che non si contentassero che in universale vi fosse provveduto, ma che vorrebbono che ciascun principe e ciascuna repubblica restasse nella sua podestá e primiera libertá: onde, se cosi avvenisse, siate pur certi e sicuri ed anche tenete a memoria quello che io vi dico: che al mondo non si sentiranno giammai li maggiori garbugli ed intrighi di quelli che dappoi, per causa della disunione suddetta, con danni