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418 la vita italiana nel settecento

sonnolenta l’intera esistenza per colpa di un governo, tanto più biasimevole quanto più illuminato.

I Ducati covo di tiranelli altrettanto impotenti quanto prepotenti.

L’Austria che spadroneggia nel milanese, ed agogna ad assoggettarsi l’Italia intera, non mai sazia di asservire al suo ibrido governo quante più nazionalità le venga fatto.

A Venezia una Repubblica oligarchica, intente le menti più elette a conservare un potere che si veniva fiaccando.

E nel piccolo Piemonte, la futura speranza d’Italia.

Non dissimile l’Italia dalla Germania, colla differenza che i molti stati che componevano quest’ultima, erano almeno retti da Principi tedeschi, e che la riforma di Lutero vi aveva spirato un soffio di vita nuova, mentre l’Italia era alla mercede dell’Austria e della potenza papale nemica del progresso.

E così è che la Germania come l’Italia ben poco producono nel campo scientifico durante la prima metà del settecento; e di pari passo colla scienza decadono l’arte, la letteratura, la filosofia.

Epoca di reazione e rilasciatezza ben triste, e tale da far dubitare se il nuovo metodo di indagine sperimentale potesse riuscire ad emanci-